Apriti Sesamo, può realmente aprire le porte
La cooperativa sociale Apriti Sesamo specializzata in servizi educativi svolge attività finanziate da bandi pubblici e dà lavoro a docenti diplomati Ditals e mediatori linguistico-culturali madrelingua. Le scuole sono vincolate all’incertezza dei finanziamenti e Chiara Casenghi, coordinatrice di sette insegnanti di italiano per stranieri, vede con preoccupazione la stabilità economica della professione. “Le difficoltà aumentano”, quest’anno tra gli istituti superiori solo il Vittorio Gassman, nei pressi di Torrevecchia, ha potuto attivare il servizio. Sono iscritti quattordici alunni divisi in due classi di livello base ed intermedio, ma non tutti completano le 40 ore previste.
Tre sono appena arrivati in Italia e nel gruppo c’è una ragazza marocchina che vive qui già da due anni ma fa ancora fatica con la lingua. “Può avere problemi anche chi è nato qui”, spiega la Casenghi, “ognuno richiede un’analisi approfondita per capire dove si inceppa l’apprendimento”. La finalità è l’acquisizione di un metodo di studio, non tanto nelle singole materie quanto “per affrontare un testo in italiano”. L’operatore della cooperativa non ha solo le ore di insegnamento diretto, altrettanto importanti sono le ore di progettazione con i professori, per creare sottogruppi, organizzare percorsi differenziati, “almeno un paio di riunioni, per confrontarci sulle difficoltà e valutari riscontri positivi, se ci sono”. Un cambiamento frequente si registra nell’atteggiamento, “più intraprendente ed attivo a lezione”.
Una giovane filippina, con enormi blocchi e timidezze, non lasciava captare la sua voce, “abbiamo formulato delle ipotesi, per capire se parlarne direttamente con lei, farle esplicitare cosa sentisse nei confronti del gruppo, chiederle di darci lei stessa delle indicazioni. Presto sapremo se avremo trovato i canali comunicativi giusti per rassicurarla”. Le difficoltà dei ragazzi si distribuiscono in un arco molto ampio, “alcuni sono disorientati perchè da noi trovano regole diverse rispetto ai loro paesi, altri non riescono a studiare in un’altra lingua materie seguite con passione in patria. Possono esserci problemi in famiglia, insomma quando si parla di accoglienza a scuola si deve pensare alla semplice ricettività, la complessità è notevole”.
Un segnale di efficacia si ha con il rammarico dei partecipanti per la chiusura dei corsi, così è accaduto alla Gassman, “tutti erano dispiaciuti, non era un peso tornare a scuola il pomeriggio e si sono impegnati a riproporre in classe quanto appreso”. Gli adolescenti hanno quasi sempre voglia di raccontarsi, il corso insegna ad usare l’italiano proprio per “esprimere il vissuto, il disagio, sollecitare una motivazione a spendersi in qualcosa che appassioni, sentirsi qualcuno, parte integrante della società”. In questo sono come i coetanei italiani, ma nei migranti c’è “un di più”. Ad esempio è fondamentale che non vivano il corso come qualcosa calato dall’alto, “mentre chi affronta il livello base lo considera necessario come l’aria, chi con l’italiano se la cava si può sentire discriminato nel doverlo seguire”.
Nelle scuole dell’obbligo c’è ancora molto lavoro per la cooperativa. Nel municipio XI Apriti Sesamo è attiva in quattro elementari e tre medie, nel municipio IV con laboratori in cinque primarie due secondarie di primo grado, nel Centro Storico alla media Ariosto. “Il fulcro della didattica con i bambini sta nell’approccio ludico. C’è la letto-scrittura, ma lo spazio principale è dato all’oralità. Il gioco crea circostanze che danno uno scopo all’uso dell’italiano, potenziando le strutture cognitive che sorreggono il linguaggio”. Altre volte bisogna insegnare come stare a scuola, “anche da seduti ci si può muovere, cercando informazioni, chiedendo spiegazioni”.
Con i genitori il primo passo è affidato al mediatore, incaricato di capire come si parla a casa, qual è l’intreccio con la lingua materna. Apriti Sesamo quest’anno ha seguito una trentina di famiglie in sette scuole elementari e materne, “c’era un ragazzo egiziano con difficoltà di scrittura, il mediatore ha scoperto che era quasi analfabeta anche nella sua lingua”. In un laboratorio breve si può far poco però, “servirebbe un sostegno prolungato”. In dodici scuole Apriti Sesamo organizza laboratori di cultura araba, cinese, bengalese, fiabe e giochi da tutto il mondo.
Gabriele Santoro
(24 aprile 2014)
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