Bambini migranti e italiano L2: il seminario di Piuculture
“Le lingue si imparano da piccoli”: un’espressione sentita ripetere innumerevoli volte. Eppure non è un luogo comune: se al termine di un corso di business English un manager aziendale quarantenne mostra progressi meno evidenti rispetto a un bambino di sei anni al suo primo approccio con l’inglese, un motivo c’è. È infatti teoria comune in glottodidattica che esistano due periodi critici nell’apprendimento linguistico, due età cioè in cui le lingue straniere possono essere imparate con maggiore facilità. Uno dei due periodi é attorno ai tre anni, l’altro termina verso gli otto: i bambini sarebbero dunque i soggetti maggiormente in grado di esercitare le proprie potenzialità linguistiche. Ma cosa accade ai piccoli migranti? Quali dinamiche possono intervenire a turbare la “regola aurea”?
È questo il tema di Linguaggio e migrazioni, ciclo di tre incontri che l’Associazione Piuculture ha deciso di dedicare agli operatori del settore – volontari e personale scolastico – e che partirà il prossimo 22 gennaio alle 16:30 con la conferenza tenuta dall’etnopsicologa svizzera Francine Rosenbaum.
Quaranta volontari, novanta bambini seguiti, presenza in dieci scuole del II Municipio: questi i numeri che raccontano l’attività di Piuculture nel sostegno scolastico ai bambini migranti. E che spiegano, soprattutto, il perché di questo seminario.
“L’idea degli incontri è nata da un’esigenza degli stessi volontari dell’associazione, che hanno espresso il desiderio di avere nuovi elementi di riflessione ed ampliamento delle proprie competenze”, spiega la Presidente di Piuculture Amalia Ghisani, organizzatrice degli incontri. “Nel corso dei seminari si potranno fare domande, portare casi specifici all’attenzione dei relatori, discutere le metodologie. Questi incontri sono pensati non come conferenze unidirezionali, ma come momenti di scambio reciproco”.
Chi ha esperienza di insegnamento all’interno della scuola sa cosa significhi interagire con bambini che hanno sperimentato un forte shock culturale: c’è il rifiuto della lingua e delle regole sociali, la nostalgia di casa, la difficoltà di socializzare con gli altri bambini. Ci sono – soprattutto – le evidenti difficoltà strutturali di una scuola che, lavorando con fatica per fornire un buon servizio “ordinario”, spesso non ha le risorse per intervenire sullo straordinario, anche se sempre più frequente. “Le scuole faticano, hanno poco personale, desiderano che i volontari intervengano all’interno dell’attività didattica ma non hanno fondi”, spiega la Presidente, facendo eco a Loredana Teodori, preside dell’istituto di Via Volsinio che ospiterà il primo seminario, ed intervistata da Piuculture ad ottobre.
“Spesso i bambini migranti presentano delle difficoltà dovute al cambio di paese, allo spostamento da un contesto familiare ad un altro. Questo incide inevitabilmente sulla capacità di comprendere ed imparare la seconda lingua”, racconta Ghisani. “Francine Rosenbaum ha lavorato con molti gruppi di volontariato che si impegnano nel settore scolastico con i bambini migranti, tenendo lezioni in lombardia e veneto. Ci è sembrato opportuno invitarla a Roma, per capire come relazionarsi con i bambini mantenendo comprensione e rispetto, i valori fondanti di Piuculture”.
Valori fondanti condivisi da volontari che aumentano nel tempo: “c’è stato in questi anni in Piuculture un grande afflusso di giovani che accumulano ore di tirocinio per la Ditals”, spiega la Presidente, “ma per noi continua ad essere fondamentale che i ragazzi vengano affiancati dai volontari senior. Molti giovani hanno infatti competenze significative nella didattica, ma non conoscono al meglio i meccanismi della scuola: è importante, invece, che ci sia uno scambio di competenze in entrambi i sensi”.
Veronica Adriani
(8 gennaio 2014)
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